Ad 83 anni non credo proprio valga la pena la chemio, vale piuttosto la pena darle qualcosa per l'eventuale dolore e vedere come va la bilirubina nel caso diventi itterica, è da controllare il diabete e per il resto lasciare che si goda il tempo che la malattia le concede.
Dagli effetti collaterali di qualsiasi terapia che la ferma a letto non si riprenderebbe più a quell'età e penso che nemmeno lei sia interessata a vivere qualche mese o anche che fosse anno ma da vegetale perchè dopo allettamento prolungato a quell'età non si alzerebbe mai più.
Inoltre se già due anni fa ha buttato i farmaci, suppongo l'insulina o la metformina, dubito che farebbe diversamente ora e seguirebbe le terapie.
Non conosco la signora e quindi non posso parlarne nello specifico ma di solito a chi fa così si può dire che gli resta qualche mese, magari qualche anno e di continuare con la solita vita finchè riesce (spesso i nonni sono più forti di quanto immaginiamo), oppure non dirle nulla e farle continuare la sua vita. Non è una questione di : "tanto la sua vita se l'è fatta, ci arrivassi io a quell'età!" è il fatto che nella situazione in cui è nn vale la pena scambiare del tempo in più con una riduzione della qualità della vita che gliela renderebbe insopportabile.
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Si, Brain on ma come spiega l'articolo da te citato : "Innanzitutto nei tumori funzionanti la priorità è
quella di ridurre i sintomi. Ciò si può ottenere utilizzando
gli analoghi della somatostatina, se la scintigrafia
ha mostrato la presenza di alta densità di recettori" La somatostatina serve unicamente per inibire i sintomi perchè agisce sulle cellule tumorali che espongono i recettori inibendone la secrezione e non influisce minimamente sulla progressione del tumore. Certo, il paziente sta presto meglio e può avere una migliore qualità della vita fino a quando il tumore non cresce abbastanza da ucciderlo. Evitando poi il resto della chemio si evitano anche gli effetti collaterali della suddetta ma ovviamente anche gli effetti benefici, quindi il tumore evolve come se niente fosse, solo che da meno sintomi. In tutte le terapie oncologine per tumori endocrini secernenti ormoni viene data tutta la terapia inibente possibile per ridurre i sintomi, questo rientra anche nella normale terapia palliativa insieme agli antidolorifici.